Sull’adesione del Comune alla Carta di Intenti sulle Politiche di Genere

Rifondazione di Lucca non appoggia certo la Giunta Tambellini e lo dimostriamo tutti i giorni contrastandone le scelte, non ultimo, ad esempio, lo scellerato progetto che riguarda la Manifattura.

Oggi però sentiamo di dover replicare ai Consiglieri comunali Marco Martinelli e Simona Testaferrata, di Fratelli d’Italia,  che con affermazioni false e argomentazioni infondate e di misera propaganda politica, attaccano l’adesione dell’amministrazione alla carta d’intenti della Rete Ready, la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. 

L’obiettivo di questa rete è semplice: mettere in sinergia l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere sul piano locale politiche che sappiano prevenire e contrastare azioni violente o discriminatorie contro le persone lgbt, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi.

L’attivazione di politiche di questo genere, fondate sull’educazione e l’informazione, è resa necessaria dai numeri e dalla cronaca: nel 2020, in Italia, gli episodi di aggressione contro persone gay, lesbiche e trans sono aumentati. Non esistendo il reato di omotransfobia (e per questo ci auguriamo che la legge Zan venga approvata in via definitiva in Parlamento), è difficile proporre una stima precisa dei casi. Limitandoci alla nostra Provincia e a titolo di esempio, vorremmo però ricordare che giusto un anno fa, in una discoteca di Altopascio, un giovane ragazzo gay fu picchiato e insultato e ad una sua amica accorsa ad aiutarlo fu fratturato il polso.

Martinelli e Testaferrata, esponenti di un partito che ha tra i propri alleati europei Victor Orban, primo ministro che in Ungheria perseguita e incita alla violenza contro le persone lgbt, a proposito dell’adesione alla rete Ready, affermano: “non è questa la Lucca che vogliamo” e sostengono che una tutela c’è già: l’articolo 3 della Costituzione. Peccato che citino solo la prima parte di quella disposizione, “dimenticandosi” di ricordare che il secondo capoverso recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. 

Del resto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante della nostra Carta, nel maggio scorso in occasione della giornata internazionale contro l’omotransfobia ricordò che “le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell’ordinamento internazionale”.

Tutti – sottolineò il capo dello Stato – devono essere messi nella condizione di esprimere la propria personalità e di avere garantite le basi per costruire il rispetto di sé. La capacità di emancipazione e di autonomia delle persone è strettamente connessa all’attenzione, al rispetto e alla parità di trattamento che si riceve dagli altri”. Ma è anche compito dello Stato, “garantire la promozione dell’individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive“.

“Operare per una società libera e matura, basata sul rispetto dei diritti e sulla valorizzazione delle persone – concluse Mattarella – significa non permettere che la propria identità o l’orientamento sessuale siano motivo di aggressione, stigmatizzazione, trattamenti pregiudizievoli, derisioni nonché di discriminazioni nel lavoro e nella vita sociale”. Noi sottoscriviamo queste parole. Non ci sorprende che gli esponenti di un partito erede del fascismo non possano fare altrettanto, ma almeno ci risparmino lezioni – tra l’altro sbagliate e strumentali – sulla Costituzione.

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