Emergenza Abitativa

Settembre 2020: il candidato alla presidenza della Regione Toscana, Eugenio Giani sottoscrive un documento presentato dal Sunia e dalla CGIL che, insieme ad altre proposte, prevede di finanziare stabilmente l’Erp regionale con almeno venti milioni di euro annui.

Gennaio 2021: l’assessore regionale Stefano Baccelli, durante il suo intervento al convegno sulla Rigenerazione urbana, dichiara obsoleta, e dunque superata, l’edilizia residenziale pubblica che “realizza grandi condomini, consuma suolo, non riesce a gestire la mediazione condominiale e a fornire manutenzione e servizi efficienti”. Non ci risulta che il suddetto Eugenio Giani, che nel frattempo è divenuto Presidente, abbia detto qualcosa in proposito: per non smentire il suo Assessore o semplicemente perché come si dice da noi “passata la festa, gabbato lo santo” e una volta eletto si è già dimenticato degli impegni sottoscritti?

L’edilizia residenziale pubblica non deve essere considerata solo come risposta al disagio sociale acuto e a condizioni di estrema povertà, ma deve rispondere al bisogno di casa di tantissime famiglie, che spendono parte di ciò che guadagnano per pagare l’affitto.

L’emergenza COVID ha prodotto, assieme ai danni consistenti alla salute pubblica, una drammatica crisi economica che ha colpito duramente moltissimi cittadini; tale crisi ha visto nuovamente salire i dati della emergenza abitativa.  In Italia vi sono 650.000 famiglie inutilmente inserite nelle graduatorie per l’accesso agli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, oltre 600.000 famiglie che nei mesi scorsi hanno chiesto contributi affitto non arrivati od arrivati con importi del tutto insufficienti, e centinaia di migliaia di famiglie con sfratto. E nella nostra regione i dati parlano di 25 mila famiglie in attesa di una casa popolare, di 18 mila che hanno fatto richiesta di un contributo di sostegno all’affitto per l’emergenza Covid, di oltre 12 mila famiglie che subiscono uno sfratto per morosità incolpevole. Senza dimenticare le oltre 30 mila famiglie che sono strozzate dall’alto livello degli affitti. Dati che comprendono anche il nostro Comune. Il rischio della perdita dell’alloggio rappresenta un drammatico evento di deprivazione, i cui effetti sociali non possono essere sottovalutati. Non è certo un caso che gli interventi sociali nel settore abitativo siano ricompresi nel punto 19 del Pilastro Sociale Europeo e siano tra le priorità delle Istituzioni europee, con gli interventi strutturali in materia di transizione ecologica. Il blocco dell’esecuzione degli sfratti, il fondo per il contributo affitti e il fondo per contrastare la morosità incolpevole sono misure necessarie per contrastare la crisi, ma da sole non possono risolvere il bisogno di casa, a costi più che calmierati. Come Rifondazione comunista avevamo già indicato la necessità di un grande piano di case popolari finanziato attraverso il recovery fund. Servono almeno 15 miliardi di euro in cinque anni, per definire un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica che aumenti significativamente la disponibilità di alloggi a canone sociale. Soldi che dovrebbero essere investiti sia per la manutenzione straordinaria degli immobili esistenti, che per la costruzione di nuovi alloggi, secondo criteri di consumo di suolo zero, emissioni zero e alta efficienza energetica.

Una grande operazione di rigenerazione urbana che oltre a portare indubbi benefici per chi ha bisogno di casa e contribuire alla crescita economica dei territori, eviterebbe che le città finiscano in balia della rendita e degli speculatori, di compratori “stranieri” che cercano di lucrare ulteriormente sulla crisi e sulla mancanza di liquidità per accaparrarsi a minor prezzo, pezzi consistenti di città.

Purtroppo i soldi messi a disposizione dal Recovery plan, anche se potessimo aggiungere i Fondi Strutturali 2021-27, ed anche i 970 milioni di euro ex GESCAL che risultano dopo 25 anni ancora inutilizzati, sarebbero insufficienti. Per questo riteniamo necessaria in Italia una tassa patrimoniale sui grandi ricchi (quelli che hanno più di 1 milione di euro) che serva a redistribuire la ricchezza e tra i vari interventi possa destinare fondi sufficienti per la manutenzione e la realizzazione di nuove case popolari.

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