Sbagliata la riapertura il 26 Aprile

La decisione del governo di riaprire il 26 aprile, come se avessimo i numeri di altri paesi, è una scelta sbagliata, dettata da logiche politiche non sanitarie. Come hanno segnalato esperti autorevoli si tratta di “rischio calcolato male”.

Dopo un anno di pandemia abbiamo superato 100.000 morti ufficiali per SARS-COVID19, un numero sottostimato rispetto alla reale portata della pandemia in termini di decessi diretti e indiretti, basti pensare che il 2020 è stato l’anno con più decessi assoluti dal secondo dopoguerra ad oggi con 100.525 morti in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti (2015-2019). “Solo” 75891 censiti ufficialmente come SARS-COVID-19. 

La seconda ondata in termini di vittime è stata peggiore della prima. L’Italia a colori si è rilevata inefficace per la salute, per la salvaguardia del sistema sanitario e per la stessa economia.

Nella prima ondata dopo due mesi dal picco dei decessi, le morti giornaliere erano costantemente sotto le 100 unità fino ad azzerarsi in molte regioni durante l’estate. Nella seconda ondata, dopo tre mesi dal picco, e tuttora, il numero dei decessi medi è stato abbondantemente sopra i 200; in questi giorni la curva è di nuovo in crescita e le cifre si attestano e superano i 300 morti al giorno ormai da quasi un mese.

Il mancato lockdown ad ottobre 2020, l’Italia leopardata e la zona arlecchino, hanno determinato un eccesso di mortalità oltre i numeri già intollerabili. Nei Paesi in cui la pandemia è scomparsa e la vita è ripresa a pieno regime è perché  si sono praticate chiusure vere non pasticci a colori. Se è vero che le persone non ce la fanno più, che alcune categorie sono particolarmente penalizzate e che molti  non sanno come tirare avanti, è altrettanto vero che   i soldi ci sono e ci dovrebbero essere per la tutela della salute prima di ogni altra cosa e per dare un ristoro e un reddito dignitoso a chi ne ha bisogno. Sarebbe stato possibile un intervento ben più massiccio della Bce, sarebbe stata possibile una patrimoniale sulle grandi ricchezze, è possibile effettuare scostamenti di bilancio e bilancio in deficit. 

Oggi con un numero elevato di decessi e quindi anche contagi, rischiamo di vanificare anche la lentissima campagna vaccinale e di essere travolti dalle varianti. Il virus corre troppo veloce, i tracciamenti sono saltati, il personale sanitario continua ad essere numericamente insufficiente e comprensibilmente sfinito davanti a numeri di decessi più simili ad una carneficina che ad un’emergenza sanitaria. Se vogliamo davvero metterci alle spalle questo virus ed evitare di continuare a contare i morti  servono scelte responsabili non riaperture demagogiche. È evidente che si fanno scelte sulla base del calcolo dei voti non su quello dei morti

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